Da un lato l’imperativo di produrre sempre più energia sostenibile quale quella solare che però richiede ampie superfici dedicate; dall’altro lato la necessità di non sottrarre suolo alla produzione agricola. Una possibilità di conciliare, in alcuni casi, queste due dinamiche apparentemente contrapposte è l’agrivoltaico, che prevede l’integrazione sullo stesso terreno di impianti fotovoltaici e di coltivazioni agricole, come ha spiegato il professor Stefano Amaducci, Ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee al Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili dell’Università Cattolica di Piacenza e Cremona al Talk tecnico organizzato sul tema dal Centro per l’innovazione agro-zootecnica alimentare.

Ovviamente – come ha sottolineato Amaducci – anche l’agrivoltaico può comportare perdita di suolo, determinare cali nella produzione agricola e inoltre va valutato l’impatto sul paesaggio.

A fronte di queste criticità, secondo l’analisi presentata all’incontro tenutosi nella cornice del campus di Santa Monica dell’Università Cattolica di Cremona, vi sono diversi benefici. Che secondo Amaducci vanno dall’aumento dell’efficienza dell’uso del suolo a un più razionale uso dell’acqua di irrigazione; dalla miglior protezione delle colture da condizioni meteo estreme alla stabilizzazione delle rese; senza contare la diversificazione e integrazione del reddito a favore degli imprenditori agricoli.

Secondo Giancarlo Ghidesi, di Rem Tec, azienda specializzata in impianti agrivoltaici, l’utilizzo combinato di copertura fotovoltaica su superfici agricole coltivate può dare vantaggi anche dal punto di vista agronomico. Il fattore chiave è l’ombreggiamento, grazie anche alla tecnologia attuale che permette di gestire la movimentazione dei tracker al fine di massimizzare la produzione di energia da fonte fotovoltaica favorendo nel contempo una corretta radiazione solare per le colture sottostanti, variando la percentuale di ombreggiamento al suolo, fino a renderla anche nulla se necessario.

Che il mondo dell’energia stia cambiando radicalmente lo testimonia un dato: il fotovoltaico sta crescendo annualmente a un ritmo del 700%, come – nel corso del Talk tecnico – ha mostrato Andrea Riggio di Eco Fotovoltaico (EcoCasa Group), un’azienda specializzata nell’installazione di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo e gestione dei servizi correlati. Sono almeno quattro le marco-opportunità nel campo del fotovoltaico per un’azienda agricola: impianti su coperture, serre fotovoltaiche, installazioni a terra e impianti agrivoltaici. Riggio ha poi focalizzato l’attenzione sul bando Pnrr relativo ai “Parchi Agrisolari”. Si tratta di contributi a fondo perduto per impianti su copertura delle aziende agricole o agroindustriali. Per queste opere sono stati stanziati fondi per 1,5 miliardi di euro, il 30% dei quali (per 450 milioni di euro) valevano per il 2022, mentre entro il 2023 dovranno essere spesi il 50% del totale stanziato (750 milioni) e la restante parte entro il 2024. Per quanto riguarda i beneficiari, il bando parla di imprese agricole, agroindustriali o cooperative agricole (anche in forma consortile) e il contributo erogato può arrivare al 40% a fondo perduto, con maggiorazioni per alcune tipologie di impresa.

A conclusione dell’incontro, anche Mauro Podavite, manager di SKY-NRG, un’azienda specializzata nella realizzazione di impianti fotovoltaici mirati alla riqualificazione energetica ha parlato di agevolazioni per il settore agricolo nel campo del fotovoltaico focalizzandosi sul “Parco Agrisolare” attraverso le misure del PNRR.

Contattaci se vuoi richiedere il materiale

Per la tua privacy YouTube necessita di una tua approvazione prima di essere caricato.
Ho letto la Privacy Policy ed accetto